La luce si fa da parte e fa parlare l’arte

L’impianto d’illuminazione in ambito museale dove la luce, mettendosi da parte, lascia parlare le opere: il Museo dell’Opera del Duomo di Firenze.

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Il gruppo scultoreo del Ticciati, nella corte di ingresso

Il progetto di illuminazione del Museo dell’Opera del Duomo di Firenze, istituito nel 1891 per accogliere le opere d’arte rimosse nel corso dei secoli dal Duomo e dal Battistero e oggetto di un’importante progetto di ristrutturazione e di ampliamento, è stato realizzato dal lighting designer Massimo Iarussi, che, in un’intervista rilasciata a Luxemozione.com,definisce “spettacolare il progetto architettonico per il quale è stato chiamato a collaborare, capace al tempo stesso di mettersi da parte per lasciar parlare le opere esposte, un progetto di allestimento perfettamente integrato con quello architettonico”, una situazione che ha fatto si che si creasse una stretta sinergia tra la progettazione della luce e quella dell’allestimento.

Il percorso museale parte dalla Galleria dei Maestri, in cui una luce radente illumina la curva di marmo sulla quale sono incisi i nomi degli architetti e degli artisti che nel corso dei secoli hanno realizzato le infinite opere d’arte ospitate nel museo: la direzione diretta della luce dona profondità ai nomi incisi, sovrastando così il contrasto tra la parete di marmo bianco e lo scuro ambiente circostante, che crea una curiosa penombra.

Si prosegue verso la Sala del Paradiso all’ingresso, una vera e propria esplosione di luce, un ambiente interno che vuole creare la suggestione di un ambiente esterno: qui, l’illuminazione artificiale è basata sull’equilibrio fra luce direzionale e luce diffusa.

Nella Sala della Maddalena, poi, la luce torna ad essere chiaroscurale, restituendo così i tratti drammatici della Maddalena Penitente di Donatello ospitata al suo interno, fin a raggiungere un ulteriore cambio di registro all’interno della Sala della Pietà, dove la grande scultura di Michelangelo, che si intravede sullo sfondo, viene illuminata da un effetto di luce che piove dall’alto, quasi ad evocare una luce divina.

Nella Galleria del Campanile è stata adottata un’illuminazione unicamente direzionale, capace di contrastare la luminosità che filtra dalla grande sala adiacente: la direzione di illuminazione è stata scelta in base all’orientamento di ciascuna delle figure e crea un forte impatto visivo.

In tutto il progetto sono stati utilizzati oltre 1500 apparecchi illuminanti, diversi per famiglia, potenza ed ottica; per non parlare dell’uso di apparecchi con ottiche estremamente controllate, la maggior parte a focus stretto. La scelta, a questo proposito, è caduta su proiettori di produzione Erco, prevalentemente della serie Parscal: con questi, tutte le esigenze sono state risolte con una immagine omogenea.

Equilibrio tra ombre nette e quelle morbide, tra luce diffusa e direzionale, esaltazione dell’opera d’arte come unico protagonista della scena, questo è il compito di un efficiente impianto di illuminazione che sa donare la giusta importanza all’arte e a chi la ospita.

 

 

 

 

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